Il "mondo perduto" è un tema ricorrente nella letteratura avventurosa della tarda età vittoriana, tra fine Ottocento e inizio Novecento, ripreso in seguito nel cinema.[1]
Il tema riguarda la scoperta di un luogo remoto e inesplorato rimasto "fuori dal tempo", tagliato fuori dal resto del mondo conosciuto conservando straordinarie caratteristiche arcaiche o del tutto anacronistiche grazie al proprio isolamento. I "mondi perduti" sono luoghi esotici per eccellenza: città collocate nelle profonde cavità della Terra o antiche civiltà celate nella giungla, isole lontane o vallate inaccessibili[2] che preservano un frammento di passato,[3] dove talvolta sopravvivono dinosauri, rettili preistorici[2][3] e mostri giganteschi come nel film King Kong del 1933.[4]
Questo filone avventuroso si è sviluppato soprattutto tra il 1870 e gli anni venti del Novecento[5] ed è visto come un sottogenere della narrativa fantastica o fantascientifica (a seconda del contenuto scientifico delle storie), influenzando i successivi autori di fantascienza. Prende il nome del romanzo Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle[2] del 1912, ispiratore di un gran numero di film, benché vi siano numerosi esempi importanti nella letteratura precedente, come il Viaggio al centro della Terra (1864) di Jules Verne e i romanzi di H. Rider Haggard.
Il genere - che comprende razze, città, terre e isole perdute[6] - ha analogie con quello dei "regni mitici", come El Dorado. Il "mondo perduto" si distingue dal mondo immaginario in quanto il primo è ambientato in un angolo nascosto del mondo reale, mentre il secondo è del tutto sconnesso dalla storia e dalla geografia.[2]
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore SFE Lost Worlds
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